L’imputato ha minacciato l’agente che lo aveva in custodia con una stampella.

I giudici lo hanno condannato per minaccia aggravata.

È stato chiarito che per integrare il reato di minaccia non è necessario che la prospettazione intimidisca, effettivamente, il soggetto passivo essendo, invece, sufficiente che la condotta posta in essere dell’agente, in relazione alla situazione contingente, sia potenzialmente idonea ad incidere sulla libertà morale della vittima.

La minaccia è anche qualificabile come grave perché commessa con l’uso di uno strumento atto ad offendere (una stampella).

È considerato arma impropria qualsiasi altro strumento, non considerato espressamente come arma da punta o da taglio utilizzabile, per le circostanze di tempo e di luogo, per l’offesa alla persona. Ne deriva che anche oggetti comuni possono essere qualificati come armi improprie quando, in un contesto aggressivo, possano essere utilizzati come mezzi di offesa alla persona e, come tali, siano stati impiegati, anche se solo per minacciare.

Avv. Annalisa Gasparre – foro di Pavia – Specialista in Diritto Penale

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